SEDIE SILLAS Personale di Jaime Arango Correa

•07/14/2012 • Lascia un commento

Tàpies nel settembre del 1994 alla Galerie nationale du Jeu de Paume, in occasione di un importante retrospettiva a lui dedicata disse queste parole:
“Volevo che il quadro fosse come un talismano, che toccandolo, voi poteste sentire delle energie che vi guarivano, per esempio. L’ideale è prendere un piccolo quadro, quando avete mal di testa, e toccandolo con la testa, questo vi da delle energie che vi guariscono. Ogni materiale si esprime a suo modo, possiamo dire. Bisogna lasciarlo parlare. Ha già in sé una carica espressiva.
Io lavoro come un poeta, in effetti, cioè mi esprimo attraverso la mia sensibilità generala senza riflettere troppo.”


Mi sembra un buon modo per introdurre un artista, per mostrare dell’arte l’elemento unitario, quello taumaturgico, quell’aspetto miracoloso che rende possibile la catarsi, l’ascesa e perfino la guarigione dello spirito.
Così non si scinde più fra scultura, pittura, musica, letteratura….
Rimane solo la materia, il materico dell’arte che si rinnova in perpetuo, a sempre nuova metempsicosi, a sempre nuova rinascita, infinito passaggio di corpo in corpo, d’anima in anima, fino alla creazione dell’uomo nuovo.
Come dice Arango “L’uomo è uno e tutti gli uomini, senza discriminazione per il luogo di origine, avranno sempre un linguaggio universale. Questo è il mio rapporto con il passato, con il presente e con il prossimo futuro, proporre…”
La proposta artistica e il linguaggio universale diventano così nuova forma dell’umano, unico e solo luogo dove il potere si dissolva teneramente per lasciare spazio all’uomo seduto, seduto sulla sedia, pronto per diventare quel luogo stesso dove si “determina il riposo spirituale con la posizione sdraiata e la possibilità di concedersi il sogno.”
Mostra a cura di Bianca Laura Petretto e Angelo Grassi
introduzione Sandra Miranda Pattin
dal 14 luglio al 5 agosto 2012
Vernissage 14 luglio ore 21.30 con la presenza del maestro Arango
Performance di Martino Reggiani e Marina Petani

Orari di apertura: da giovedì a domenica ore 21.00 – 24.00

Guerra e consapevolezza

•04/22/2012 • Lascia un commento

Dal diario di Giovanbattista Bussi, soldato del 255esimo reggimento Fanteria, durante la Prima Guerra Mondiale, scritto in trincea.

Qui io vi vorrei…
Signori generalissimi, capi di Stati, fornitori disonesti, imboscati che avete gridato “viva la guerra, armiamoci e partite”, e che mentre questa disgraziata e schiava gioventù viene mandata a trucidarsi, voi ve ne state nelle grandi città a farvi il portafoglio e a divertirvi. Vigliacchi! Qui io vi vorrei, in questo inferno che si chiama Carso, non importa la quota, al mio fianco, perchè possiate vedere e sapere l’orrendo delitto che state compiendo sui vostri fratelli. 
Qui io vi vorrei, sotto questi paurosi tiri di sbarramento, quando entra in azione la bombarda con gli spezzoni, quando tutto ad un tratto subentra un breve e pauroso silenzio e ti senti dire Fuori!: bisogna scattare, attraversare queste pietraie che ti sfuggono da sotto i piedi perchè la mitraglia e le bombe a mano te li portano via. 
Ma non vorrei che restiate per la strada morti come ai più succede, ma che arrivari sul punto dove dovete farla a baionettate col nemico, come lo chiamate voi. E, in queste paurose e infernali lotte, sentire il grido del ferito che invoca o bestemmia Dio, che invoca o maledice la madre che lo ha messo al mondo.
Venite o signori a prendere visione di come questa gioventù consapevole che facilmente non torna indietro, ma per fare fede al giuramento dato, sale a morire in queste doline infernali, per colpa vostra.
Forse mai nessuno leggerà queste mie parole, se per caso mi trovano questi miei appunti certamente mi fucileranno, ma cosa importa, io sono giovane, la vita non lla conosco ancora, non sono maritato.”

Un Uomo di Guerra diventa Uomo di Pace, con una pagina di diario che è voluta giungere fino a noi. Leggiamo e viviamo, ri-cord-ando.

Home

•04/22/2012 • Lascia un commento

Casa. Riflettendo su cosa possa essere definito casa l’uomo innesca un processo virtuoso che lo conduce alla pura interrogazione, a quella ricerca, attesa attiva dell’Adveniens che sempre sta arrivando, sempre è in marcia, ma mai giunge.

L’Uomo di Cielo ci regala un Viaggio meraviglioso!

Per vedere tutto il film in italiano clicca qui.

Il sito di riferimento del progetto Home.

Nel giardino dei suoni

•04/22/2012 • Lascia un commento

Un Uomo di Suoni vive nel mondo dei Suoni e trova nuove inaspettate vie di comunicazione. Una vita dedicata alla vita, dove l’oro rifulge nei suoni che portano amore e condivisione.

Un film documentario capace di toccare le corde più profonde nascoste dentro di noi e di mandare in risonanza la nostra coscienza.

Un altro trailer qui.

The Fantastic Flying books of Mr. Morris Lessmore

•02/28/2012 • 2 commenti

Dopo tante ore trascorse con i miei Uomini di Carta è stata una grande sorpresa, un grande e denso regalo, scoprire un piccolo Uomo di Pixel raccontare la mia storia, la nostra storia condivisa, l’avventura d’amore turbinante che ci porta a volare con i nostri Uomini di Carta, ci porta a colorare il mondo e a far rivivere inchiostri ormai considerati morti, pagine senza battito che andavano ri-animate.

Noi viaggiamo, voliamo, cambiamo paesi e perfino dimensione, se siamo bravi e andiamo a raggiungere questo nuovo compagno di viaggio, Mr Morris Lessmore che ci sembra di conoscere da sempre.

Frequenteremo questo luogo finché il nostro sangue non sarà diventato lucido e strabiliante inchiostro, capace di scrivere il libro che vola, di incidere la carne che non muore, di colorare la vita infinita che non cede.

Wim Wenders – Pina 3D

•02/05/2012 • Lascia un commento

Incursione della Donna di Corpo, Pina Bausch.

L’omaggio di Wim Wenders è incredibile. Non trovando parole mgiliori delle immagini e della potenza ineffabile del corpo in movimento vi lascio il video di ciò che è stata, per me, la più intensa visione corporea danzante degli ultimi anni.

Una vera gioia per l’occhio e una sapiente magia nell’uso del 3d.

Atahualpa Yupanqui – Le tengo rabia al silencio

•02/05/2012 • 1 commento

Il nostro poeta-cantore argentino ci porta in un viaggio alla scoperta del silenzio.

Con le sue magiche dita, l’Uomo di Voce, porta l’inchiostro dalla pagina alla chitarra e senza che ce ne si accorga, siamo subito Altrove, in quell’Altrove che solo la vera poesia è capace di materializzare.

LE TENGO RABIA AL SILENCIO

Le tengo rabia al silencio / por lo mucho que perdí / que no se quede callado / quien quiera vivir feliz.

Un día monté a caballo / y en la selva me metí / y sentí que un gran silencio / crecía dentro de mí.

Hay silencio en mi guitarra / cuando canto el yaraví / y lo mejor de mi canto / se queda dentro de mí.

Cuando el amor me hizo señas / todo entero me encendí / y a fuerza de ser callado / callado me consumí.

Le tengo rabia al silencio / por lo mucho que perdí / que no se quede callado / quien quiera vivir feliz.

Sono arrabiato con il silenzio per tutto quello che ho perso; che non resti in silenzio chi vuole vivere felice.
Un giorno montai a cavallo e penetrai nella foresta e sentì che un gran silenzio cresceva dentro di me.
C’è silenzio dentro la mia chitarra, quando suono il yaravì, e ciò che di meglio vi è nel mio canto, resta dentro di me.
Quando l’amore mi fece segno, io mi accesi tutto intero e a forza di stare in silenzio, in silenzio mi consumai.
Sono arrabiato con il silenzio per tutto quello che ho perso; che non resti in silenzio chi vuole vivere felice.

Alberto Savinio – Conoscenza

•02/05/2012 • Lascia un commento

Andrea de Chirico, fratello di Giorgio pittore? No, senza dubbio c’è stato un malinteso. Il suo vero nome era Alberto Savinio, pittore, scrittore, musicista, avanguardista, conoscitore, disegnatore di scenografia teatrali, scrittore di drammi radiofonici e di libri che hanno invaso il Novecento con un’originalità che non ha trovato pari dopo di lui.

Alberto, come il più grande dei Grandi Dilettanti che egli stima e ammira, usa il linguaggio con una raffinatezza ed una novità che lo rese incompreso come lo rende incompreso oggi. Quest’Uomo di Carta, per essere Grande Dilettante, non passò alla storia e questo fu il modo più sublime e geniale di passare alla storia. Con Alberto noi sogniamo la vita e abitando le nostre case ispirate cerchiamo di redigere nuove enciclopedie afficnhé Nivasio Dolcemare continui ad esistere e affinché gli scritti dispersi vengano infine ritrovati.

Questo brano estratto dagli Scritti Dispersi invoca la felicità della Conoscenza. Conoscenza, amante segreta che ci rende capaci di tollerare il vuoto. Ma attenzione a tutti coloro che cerchino di sedurre Conoscenza pensando di colmare il vuoto: Conoscenza non serve a nulla!

[audio http://dl.dropbox.com/u/22189654/Savinio%20-%20Conoscenza.mp3]

 

Edmond Jabès – Il libro della sovversione non sospetta

•02/05/2012 • Lascia un commento

Il grande Uomo di Carta che abitava fra l’Egitto e la lingua francese, che ci trasportò con Le Livre des questions in reconditi e inusitati spazi della nostra coscienza al fosforo, ci suggerisce la Sovversione.

Scrive l’Uomo di Carta:

Sovversivo è il foglio su cui la parola crede d’accamparsi; sovversiva è la parola attorno alla quale il foglio dispiega il suo bianco.

Forse sovversivo è quel libro che denuncia, dentro la scia d’un pensiero aggredito, la sovversione della parola nei confronti della pagina e della pagina nei confronti della parola, e l’una e l’altra confonde. In questo senso, fare un libro vuol dire offrire un sostegno alle forze sovversive che attraversano il linguaggio e il silenzio, un sostegno che segua il ritmo delle loro riprese.

Dio è sovversivo; e come ha potuto pensare che l’uomo non lo sarebbe diventato di fronte a Lui? Dio ha creato l’uomo a immagine della Sua sovversione.

E se la sovversione fosse solo lo scarto tra la cosa creata e la cosa scritta? Uno stesso abisso separerebbe, allora, l’uomo dall’uomo e il libro dal libro.

Hai opposto Dio a Dio, il Pensiero al Pensiero, il Libro al Libro, e li hai distrutti così l’uno attraverso l’altro; eppure Dio sopravvive a Dio, il Pensiero al Pensiero, il Libro al Libro. E proprio nella loro sopravvivenza continuerai a provocarli. Al deserto segue il deserto, come alla morte la morte.

(Non c’è ferita che non sia stata ferita)

Noi ci lasciamo invadere, scavare, sgretolare da questo domandare e dubitare sovversivo, che ci tiene in vita, che ci dà la vita, che ci conduce per mano come padre leale.

[audio http://dl.dropbox.com/u/22189654/Edmond%20Jabe%20%20s%20-%20il%20libro%20della%20sovveraione%20non%20sospetta.mp3]

Sarah Kane – Febbre

•02/05/2012 • Lascia un commento

La Donna di Carta scrisse:

Solo l’amore mi può salvare ed è l’amore che mi ha distrutto.

Il suicidio che sempre stronca, stroncò troppo giovane. La Donna di Carta più non resistette. Impossibile immaginare il silenzio disperato che la circondò. Impossibile pensare la disperazione, vederla, toccarla, redimerla. Il vuoto giunse e, assorbita dentro di Lui, si sciolse l’anima della donna che voleva amare, che sapeva amare e che amò così profondamente da soccombere all’amore.