Edmond Jabès – Il libro della sovversione non sospetta
Il grande Uomo di Carta che abitava fra l’Egitto e la lingua francese, che ci trasportò con Le Livre des questions in reconditi e inusitati spazi della nostra coscienza al fosforo, ci suggerisce la Sovversione.
Scrive l’Uomo di Carta:
Sovversivo è il foglio su cui la parola crede d’accamparsi; sovversiva è la parola attorno alla quale il foglio dispiega il suo bianco.
Forse sovversivo è quel libro che denuncia, dentro la scia d’un pensiero aggredito, la sovversione della parola nei confronti della pagina e della pagina nei confronti della parola, e l’una e l’altra confonde. In questo senso, fare un libro vuol dire offrire un sostegno alle forze sovversive che attraversano il linguaggio e il silenzio, un sostegno che segua il ritmo delle loro riprese.
Dio è sovversivo; e come ha potuto pensare che l’uomo non lo sarebbe diventato di fronte a Lui? Dio ha creato l’uomo a immagine della Sua sovversione.
E se la sovversione fosse solo lo scarto tra la cosa creata e la cosa scritta? Uno stesso abisso separerebbe, allora, l’uomo dall’uomo e il libro dal libro.
Hai opposto Dio a Dio, il Pensiero al Pensiero, il Libro al Libro, e li hai distrutti così l’uno attraverso l’altro; eppure Dio sopravvive a Dio, il Pensiero al Pensiero, il Libro al Libro. E proprio nella loro sopravvivenza continuerai a provocarli. Al deserto segue il deserto, come alla morte la morte.
(Non c’è ferita che non sia stata ferita)
Noi ci lasciamo invadere, scavare, sgretolare da questo domandare e dubitare sovversivo, che ci tiene in vita, che ci dà la vita, che ci conduce per mano come padre leale.
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